Cultura
In tavola cè il miele più buono che ci sia
Biologico. Una storia esemplare. Dal Chiapas ai nostri supermercati
Chi si abbuffa di miele può combattere lo sfruttamento dei campesiños chiapatechi in Messico. Miele biologico e solidale. Il paese dei Balocchi? Sì, ma solo fino a qualche mese fa. Oggi invece il miele naturale ?hecho en Mexico? è facilmente reperibile sugli scaffali dei supermercati italiani: merito della cooperativa bolognese Conapi e del suo presidente Lucio Cavazzoni, che ha avviato una collaborazione equa e solidale con altre due cooperative di apicoltori in Chiapas sull?altipiano de Los Altos e nella selva Lacandona. Un ritorno al passato in piena regola, visto che fino a qualche anno fa i contadini non si sognavano di curare le api con antibiotici, come ormai avviene in tutte le apiculture dell?America Latina e non solo. «Il mercato del biologico tira, registriamo un aumento delle vendite di miele naturale nell?ordine del 20-30% annuo», spiega Cavazzoni, «e in più abbiamo restituito ai contadini messicani il sorriso. Non sopportavano l?idea di continuare a produrre miele trattato con strane polverine, estranee alla loro cultura».
Due dollari al chilo
Il commercio solidale ha, inoltre, aumentato del 20% gli incassi dei produttori delle due cooperative inserite nel progetto, che ormai hanno dimenticato il salasso dovuto a intermediari e trasportatori. Si tratta di 300 apicoltori della Tzeltal Tzozil, «denominazione che deriva», spiega Cavazzoni, «dalla crasi di due nomi della civiltà dei Maya», e della cooperativa Del Sur. Il bionettare degli dei dell?antica civiltà messicana si può quindi gustare su fette biscottate e nel latte a colazione.
«Il prezzo al chilogrammo», precisa ancora Cavazzoni, «si aggira sui 2 dollari, 2 dollari e mezzo per le qualità migliori». I marchi che si occupano della distribuzione sono Coop e Mondovero che portano il miele del Chiapas sugli scaffali dei supermercati Coop, Carrefour e Pam.
Miele di qualità, ma anche di quantità, vista la produzione di 110 tonnellate all?anno da parte delle due cooperative «che», puntualizza Cavezzoni, «non è affatto poco». Il passaggio dalla produzione convenzionale, fatta di diserbanti e medicinali, a quella biologica è stata felice, ma non semplice. «Abbiamo dovuto reintrodurre», conferma Cavazzoni, «una catena produttiva naturale, in modo da non generare residui tossici determinati dall?uso di antibiotici. Residui tipici dei prodotti a base di miele di tutta l?America Latina, ma anche del resto del mondo».
La seconda svolta è stata tornare al pascolo biologico delle api, «il che semplicemente significa», è ancora Cavazzoni che interviene, «permettere agli insetti di servirsi di campi spontanei o, al massimo, coltivati a girasole o a caffè, ma che non siano trattati con pesticidi o altre sostanze inquinanti». La supervisione del progetto è affidata a esperti francesi che gestiscono il passaggio al biologico della produzione di miele e pappa reale e curano l?allevamento delle api regine.
La rotta giusta
Il marchio di qualità biologica è invece apposto dal Consorzio di controllo dei prodotti biologici -Ccpb, che ogni anno certifica i produttori del Chiapas e altri 130 del Nicaragua, dove stanno affrontando un passaggio analogo. Sul miele compare, inoltre, l?etichetta del commercio equosolidale di TransFair.
La rotta Italia- Centroamerica, in questi ultimi tempi, è sempre più affollata da tecnici apicoltori che fanno la spola da una parte all?altra dell?Atlantico. «Il know-how è decisivo», conclude Cavazzoni, «per questo ogni anno ospitiamo presso le nostre coop più avanzate 3/4 apicoltori latinoamericani per seguire corsi di formazione. Noi poi ricambiamo la visita, per vedere cosa hanno imparato».
Tutti gli indirizzi del commercio equo
su :
www.equo.it
www.altromercato.it
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